Sui social network imperversa la minaccia della faziosa propaganda dell’Isis. Ecco come le forze dell’ordine lottano ogni giorno per fermarla
Non è una novità che l’isis faccia propaganda attraverso i social network. I jihadisti usano infatti mezzi molto comuni come Facebook, Twitter e Instagram per fare proselitismi. Il tutto attraverso slogan, foto e video. Nel tentativo di contrastare l’avanzata tecnologica dell’Isis le forze dell’ordine italiane stanno lavorando alacremente per bloccare gruppi di discussione e bacheche virtuali ritenute pericolose, oltre che segnalare possibili simpatizzanti del califfato islamico.
Negli anni la polizia postale è riuscita a trovare diversi profili che manifestavano apertamente sostegno all’Isis e incitavano alla guerra santa. Per contrastare il cyberterrorismo, così, le forze dell’ordine scandagliano costantemente Internet collaborando costantemente con l’intelligence italiana.
Questa operazione permette, oltre che bloccare gli account, anche di individuare gli autori dei messaggi e agire anzitempo. I profili che vengono passati al setaccio dagli operatori sono molti. Tanto che nel 2015 è stato approvato un decreto che prevede la creazione di una black list degli account da aggiornare costantemente.
Inoltre, in casi particolari, il pubblico ministero può anche ordinare ai fornitori di servizi di hosting la rimozione dei contenuti oltre che l’apertura formale del procedimento giudiziario che permette agli investigatori di avere gli strumenti necessari per approfondire le indagini e attivarsi.
E nel solo 2016, in Italia, sono state arrestate due persone e altre otto denunciate, 412.447 spazi web monitorati, 510 contenuti web oscurati insieme a 13 profili Facebook e Twitter per prevenire possibili attacchi di cyberterrorismo.
3 gennaio 2017